Lacrime di Portogallo

O mare salato, quanto del tuo sale

Proviene dalle lacrime del Portogallo!

 

Le lacrime sono uno dei modi in cui il nostro corpo reagisce a un’emozione forte, spesso di grande impatto in determinati momenti della nostra vita.

In questi versi del poeta Fernando Pessoa, s’intuisce come la tradizione marinaresca del Portogallo abbia spesso fornito pianti copiosi a tutta la popolazione che in pericolose traversate oceaniche spesso perdeva famigliari, figli e mariti tanto da far ipotizzare che l’acqua salata del mare sia in gran parte proveniente dagli occhi dei Portoghesi.

E’ proprio tra i solchi di queste lacrime lusitane che si sviluppa una storia di sport formata da più racconti che confluiscono tutti in una data il 10 luglio 2016.

Sono storie che parlano di un portoghese di un certo rilievo: Cristiano Ronaldo. Nato a Madeira, piccola isola dell’oceano Atlantico che spesso ha pianto lacrime amare a causa delle acque salate così come a piangere è stato,spesso, il suo campione ed anche dell’intera nazione portoghese e delle sue inenarrabili sfortune a livello calcistico.

Come detto la data di confluenza di tutte queste storie è il 10 luglio, ma per quanto riguarda il loro inizio bisogna percorrere a ritroso le pagine del tempo fino ad arrivare al triennio ‘69-’72.

E’ in quest’arco di tempo che viene al mondo infatti una massiccia nidiata di campioni che, quasi da preludio alla rivoluzione dei garofani che di li a poco libererà i lusitani dalla dittatura,  porterà, alcuni decenni dopo, una rivoluzione calcistica in Portogallo.

Nasce quella che passerà alla storia come la “geraçao de oro”, un agglomerato di fenomeni come in Portogallo non se ne erano mai visti: Rui Costa, Luis Figo, Joao Pinto, Fernando Couto, Vitor Baìa solo per citarne alcuni.

I figli del Portogallo nati negli anni in cui si dissolve il suo tre centenario impero iniziano a gettare le basi per costruirne uno nuovo fatto di tecnica sopraffina e talento cristallino oltre che di poetica armonia del gioco di squadra.

I mondiali Under 20 del 1989 e del 1991 si concludono in maniera a dir poco trionfale, in entrambi i casi il Portogallo ne esce vincitore battendo anche in maniera convincete nazionali di alta caratura, sembra il preludio all’inizio di una grande era calcistica ma quando c’è di mezzo la terra attraversata dal fiume Tago, le lacrime di delusione sono sempre dietro l’angolo.

La squadra dominatrice dei mondiali si presenta da super favorita agli Europei Under 21, molti dei componenti della nazionale giocano stabilmente in squadre importati ed infatti nella partita di accesso alla fase finale contro al Polonia e nella semifinale contro la Spagna i lusitani asfaltano completamente gli avversari, 5-1 (complessivo tra andata e ritorno) contro i polacchi e 2-0 contro i cugini iberici.

In finale la selecao de Quinas (dei cinque scudi, raffigurati nello stemma) se la vede contro l’Italia, gli “azzurrini” hanno in rosa alcuni giocatori che faranno strada nel mondo del calcio come Inzaghi,Vieri e Toldo, ma nel complessivo non hanno niente a che vedere con i giovani portoghesi.

Il Portogallo legittima la sua fama e Rui Costa gioca con un’eleganza impossibile per un calciatore così giovane, la partita, però non si sblocca anche a causa di due clamorosi pali colpiti con Toldo praticamente battuto.

La partita si trascina così ai supplementari. Dopo sette minuti dal loro inizio il Portogallo perde stupidamente una palla a centrocampo, la sfera arriva sui piedi di Orlandini che si accentra da destra verso sinistra e arrivato al limite dell’area lascia partire un missile terra-aria che si infila all’incrocio dei pali, svantaggio duro da digerire ma c’è ancora tempo per recuperare, penserete voi e forse per un decimo di secondo lo pensano anche i ragazzi.

 

Invece no. Da poco meno di un anno è stata introdotta la regola del Golden gol, il primo che segna nei supplementari si aggiudica la partita, e quello siglato dalla giovane ala italiana è il primo a livello ufficiale.

Quel Golden Gol rompe sogni e certezze di quella squadra dando il la ad una serie di eventi incredibilmente sfortunati a livello sportivo che pochi precedenti hanno nella storia del calcio.

Si comincia con gli Europei del 2000, i giovani ragazzi del 94 sono ormai uomini fatti e finiti, la squadra è in palla ed arriva alle semifinali della competizione continentale dove dovrà affrontare la Francia campione del Mondo.

Il titolo iridato conquistato dai transalpini non intimorisce più di tanto Figo e compagni che passano in vantaggio con Nuno Gomes, ad inizio secondo tempo la Francia trova il pareggio con Henry e da li in poi regna un sostanziale equilibrio nonostante Zidane sia in una di quelle sere dove definirlo immarcabile sarebbe riduttivo al limite dell’eresia .

La partita non si sblocca e sembra che il destino abbia in serbo la cinica e spietata roulette russa dei rigori ma a poco meno di due minuti dal termine Trezeguet si trova solo di fronte a Vitor Bahia, tenta di saltarlo ma il portiere compie un’uscita bassa prodigiosa colpendo solo il pallone che però rimane nei pressi della linea di fondo.

Sulla palla si avventa Wiltord che da posizione impossibile cerca di centrare lo specchio della porta, probabilmente quella sfera calciata con forza e con foga sarebbe destinata sul palo, ma non lo sapremo mai perché al palo neanche ci arriva.

Nel tentativo di proteggere la porta il biondissimo difensore Abel Xavier si piazza di fronte a Wiltord per evitare il tiro.

E’ questione di decimi di secondo e di centimetri, spesso decisivi nella storia di una partita, la palla che forse colpirebbe il palo impatta invece la mano del portoghese, calcio di rigore.

S’incarica del tiro Zinedine Zidane, che quella sera non sbaglierebbe nemmeno se fosse bendato ed infatti il suo non è un tiro in porta è una sentenza: palla da una parte e portiere dall’altra.

Ancora una volta Golden Gol, ancora una volta eliminati ed ancora una volta brucia da morire.

Nei mondiali del 2002 il Portogallo è la prima “vittima” del sistema Fifa che in quella competizione spinge la Corea del Sud padrona di casa ad un quarto posto più immeritato della storia, in Italia ne sappiamo qualcosa.

Nel frattempo però comincia a girare voce che nelle giovanili dello Sporting Lisbona ci sia un giovane calciatore che con la palla ai piedi combina meraviglie per di più ad una velocità impossibile da gestire per i comuni mortali, ha i capelli ricci ed ha due nomi: uno è Cristiano, per la forte fede della madre che decide durante la gravidanza di tenerlo dopo essere stata molto vicino alla scelta  dell’aborto, l’altro è Ronaldo perché al padre piace molto il presidente degli USA Ronald Regan, in precedenza attore cinematografico.

Il giovane Ronaldo è un talento cristallino ma negli anni delle giovanili divide le opinioni, molti lo ritengono un vero e proprio fenomeno altri, specialmente i compagni di squadra, lo ritengono troppo egoista per di più lo prendono in giro perché il giovane Cristiano ogni santissima volta che perde scoppia a piangere.

Lacrime quindi, un uomo che piange si appresta a diventare l’uomo copertina del Portogallo.

Con lo Sporting resta un solo anno poi nell’estate del 2003 durante un’amichevole si porta a spasso per novanta minuti tutta la difesa del Manchester United, non è che non riescono a marcarlo, non lo vedono proprio, il capitano Gary Neville chiede durante il viaggio di ritorno a Sir Alex Ferguson di spingere per il suo acquisto, il vecchio Fergie fa spallucce ma in realtà lo ha già acquistato.

I primi anni allo United sono quelli dove a livello di estetica Ronaldo si esprime al massimo,il Portoghese, con la gloriosa maglia numero sette dei Red Devils, stupisce il mondo intero, non solo stupisce anche il CT del Portogallo Felipe Scolari che se lo porta appresso da titolare nell’Europeo del 2004 che si giocherà proprio in terra lusitana.

Il Portogallo offre un reparto avanzato impressionante, la squadra è una mescolanza tra la “generazione d’oro” e una nuova stirpe di giovani talenti rappresentata da Ronaldo.

La competizione parte subito male, sconfitta con la Grecia all’esordio, le cose poi si risistemano e la cavalcata verso la finale è bella ed emozionante.

Il 4 luglio 2004 si affrontano allo stadio Da Luz i padroni di casa e la Grecia, sorpresa della manifestazione ed unica squadra a battere i portoghesi , la partita è assurda il Portogallo ci prova in tutti i modi possibili, la Grecia si difende, in alcune occasioni sbanda pericolosamente, ma non cade ed al 57’ sigla con Charisteas il gol dell’1-0, risultato che rimane inchiodato fino al 90’ nonostante l’assalto portoghese.

Le sconfitte in finale fanno sempre male, ma quelle in casa sono le peggiori perché leggi nella faccia della tua gente il dolore che tu stesso hai provocato.

Ancora una volta delusioni, ancora una volta lacrime da versare e quello che ne piange più di tutti è Cristiano Ronaldo che forse sperava veramente di poter far invertire la rotta alla sua nazione.

Nei mondiali del 2006 la “generazione d’oro”, ad eccezione di Figo, è quasi del  tutto rottamata.

Inizia definitivamente l’era Ronaldo ma il risultato è sempre identico, il Portogallo gioca un’ottima competizione ma in semifinale si arrende di nuovo alla Francia per uno a zero e di nuovo a causa di un rigore trasformato da Zidane.

La nuova generazione nella quale i portoghesi avevano confidato per un’uscita dal tunnel di delusioni riesce a peggiorare ulteriormente la situazione.

Nei Mondiali 2010 e 2014 arrivano pessime figure e negli europei del 2008 arriva l’eliminazione ai quarti con una Germania che ha vita fin troppo facile, mentre per non farsi mancare l’ennesima dose di pianti nel 2012, il Portogallo perde con i cugini spagnoli in semifiale ai rigori con errori di Moutinho e Alves.

Molti sostenitori smettono di crederci, perdere così tante volte il treno buono ti fa pensare che il treno dal quel momento in poi non passerà più, inoltre tutti i talenti della nuova generazione, l’unico a rimanere ad alto livello è Cristiano Ronaldo mentre per i vari Quaresma, Moutinho, Nani si aprono ben presto le porte della mansarda umida e buia del calcio, dove vengono riposti i ferri vecchi che ormai non occorrono più.

Non solo a peggiorare la situazione c’è anche un ricambio generazionale che stenta ad arrivare, quindi tutti coloro che vengono accantonati in giro per l’Europa in campionati minori fanno comunque parte della nazionale portoghese.

Si arriva a livelli di fiducia ai minimi storici, la situazione peggiora ancora di più dopo la prima partita di qualificazione agli europei in Francia dove il Portogallo perde clamorosamente in casa con l’Albania.

I portoghesi hanno finito le lacrime che sono sostituite dalla rassegnazione.

Avviene, però, una svolta. Paulo Bento si dimette e viene sostituito da Fernando Santos che recupera psicologicamente e tecnicamente tutta la squadra e la pone a servizio della stella principale Cristiano Ronaldo.

I risultati non tardano ad arrivare, nel girone di qualificazione il Portogallo vince tutte le partite risultando la assoluta dominatrice del girone.

Nonostante ciò non si presenta agli Europei con i galloni della favorita eppure, come solo nel calcio può succedere, i pronostici si ribaltano ed a farli ribaltare sono proprio quei giocatori dati per finiti come Nani e Quaresma oltre che per merito di un Cristiano Ronaldo che dopo questa competizione consegna la candidatura per iscrivere il suo nome al primo posto tra i migliori di sempre.

Il resto è già storia nonostante sia accaduto tutto meno di due settimane fa, è già nelle enciclopedie l’infortunio di Ronaldo ed il suo comportamento da leader in panchina così come il gol di Eder ed il titolo questa volta strappato alla Francia, vendicando più di un decennio di delusioni.

Eppure una diapositiva mi ha commosso più di tutte ovvero le lacrime di gioia di Ronaldo non perché siano venute dal giocatore più rappresentativo ma perché dentro ad esse si annidavano le emozioni di una nazione intera che aveva iniziato a piangere per gioco ed ad un certo punto aveva pensato che quello fosse diventato il suo destino, fino al 10 Luglio 2016 giorno in cui anche il Portogallo ha conosciuto l’orgasmica goduria del pianto di felicità.cristiano

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