ADEBAYOR: LA SAGA

Immaginate il vostro film preferito, fatto…?
Ora immaginate che esca il sequel.
Voi non aspettate altro, leggete tutte le indiscrezioni, riguardante il primo film, che tanto vi era piaciuto, vi fiondate al cinema per la prima, facendo la coda per un’abbondante mezz’ora, siete euforici, volete godervi lo spettacolo.
Vi sedete comodi, con gli occhi sbarrati. Il film comincia ma non vi conviene, poi prosegue e vi annoia, vorreste uscire dalla sala ma fate uno sforzo di fiducia.
Come spesso accade, però, dagli sforzi di fiducia si ricava solo un solo sentimento: la delusione.
Siete rammaricati, provate a riguardare il film quasi per farvelo piacere a forza e ci riuscite pure ma resterete sempre con l’amaro in bocca per quello che poteva essere un grande capolavoro e che invece non si è rivelato tale.
Alzi la mano chi non si è mai trovato un una situazione del genere, con i film è sicuramente più facile ma spesso capita anche agli appassionati di calcio che si innamorano alla follia di giocatori che poi, per qualche motivo, non rispettano le attese che in loro avevamo riposto.
Sono un po’ come quegli amori adolescenziali sbagliati, travolgenti e appassionati che alla fine ti lasciano, però, solo con una grande incazzatura e con tante brutte parole rivolte alla nostra ex lei.
Il mio amore sbagliato ha nome e cognome: Emmanuel Adebayor e la sua è tutto tranne che una storia normale.
La storia di questo ragazzo potrebbe essere descritta con un sacco di aggettivi: schizofrenica, convulsa, confusionaria e confusa. Forse ne basta solo uno per racchiudere il tutto: Africana.
Tutto parte dal Togo, quella lingua di terra tra Ghana e Benin che si affaccia sull’ Oceano, dove la popolazione vive nella povertà e fa dell’animismo la principale religione del paese.
E’ da questo luogo che comincia la vita di Adebayor.
Nasce in una famiglia numerosissima, sette fratelli, e in piena età adolescenziale viene acquistato dal Metz.
Tenete tutto a mente, l’animismo, la famiglia numerosa, il Togo perché arriverà un momento nella storia in cui torneranno utili.
Compiuti i diciassette anni Emmanuel esordisce in prima squadra. 9 partite, 2 gol e la retrocessione il suo primo score.
L’anno seguente, in seconda divisione, Adebayor si muove come un gigante tra i nani e appena maggiorenne segna già diciassette gol stagionali.
Nel 2003-2004 approda in una grande del calcio francese, il Monaco di Deschamps che in quella stagione si scopre anche grande in Europa arrivando ad un insperata finale di Champions battendo il Real Madrid nei quarti di finale.
Adebayor non è protagonista assoluto, davanti si ritrova la classe e l esperienza di Morientes e Prso, ma non sfigura e ne mette otto in campionato guardando però la sua squadra perdere la finale contro il Porto.
La stagione successiva trova molta più continuità e mantiene la media gol, a venti anni è pronto a partire alla conquista del suo futuro.
L’anno successivo non si trasferisce e inizia a calare il suo rendimento come spesso gli capiterà nel corso della carriera quando la sua volontà non verrà assecondata.
A Gennaio passa all’Arsenal, nella squadra degli invincibili, che in quegli anni sta dominando in Inghilterra grazie al suo principe TT Henry, Adebayor può crescere e imparare dai più bravi ed è quello che fa.
In Champions non può giocare, arrivano comunque quattro gol in tredici partite, la stagione successiva sono Otto, dodici stagionali.
Adebayor è un progetto di campione che sta bruciando le tappe, arriva però per ogni giocatore la stagione della maturità, quella dove devi dimostrare di essere diventato grande, per Adebayor è la 2007-2008.
Henry dopo avere salutato Highbury ed accolto l’Emirates decide di concludere la sua avventura con i Gunners , ora tutto il peso dell’attacco è sulle possenti spalle del togolese.
In queste situazioni o si esplode in maniera definitiva o si comincia a cedere strutturalmente, l’Africano però è campione vero e fondamentalmente pazzo, in un periodo della vita in cui la pazzia, intesa come sfrontatezza e voglia di dominare il mondo, serve per darti la forza per abbattere gli ostacoli che ti separano dal tuo obbiettivo.
La stagione 2007-2008 è, in assoluto, la migliore per l’africano, trenta reti stagionali, la maggior parte delle quali di una bellezza indecente, in un misto di veemenza ,tecnica ,forza fisica e fame,.
Sembra di vedere Mike Tyson che dipinge.
I tifosi dell’Arsenal sono totalmente innamorati, nonostante in tanti anni ancora non sia arrivato nessun titolo , il suo modo di fare lo fa assomigliare al peso massimo sul ring prima del match. È spocchioso, altezza so, odioso se lo trovi come avversario ma sai già che vincerà perché nessuno può abbatterlo.
Arriva persino a compiere un atto di lesa maestà dicendo:” Se Henry fosse ancora qui mi farebbe da riserva”.
Se TT era principe di Higbury ,Emmanuel lo diventa all’Emirates, in un ideale passaggio di consegne tra nuovo e vecchio.
L’attaccante è uno dei principali obbiettivi di mercato delle big europee e questo invece di spronarlo a dare sempre di più lo porta ,come al suo solito, a calare di rendimento.
Nella sua ultima stagione all’Arsenal arriva a malapena a dieci gol (sedici stagionali), gli ultimi due li realizza al Manchester City, il primo di tacco ,il secondo buttando giù la porta dopo essersi liberato in mezzo all’area.
Adebayor esulta guardando il settore ospiti dove sono stipati i suoi tifosi in delirio, nessuno sa, ancora, quello che capiterà qualche mese dopo.
A giugno passa , per trenta milioni di sterline, proprio al City da qualche anno in mano alla famiglia saudita degli Al Nahyan che, con enormi investimenti, cerca di portare l’ altra metà di Manchester allo stesso livello dei cugini dello United.
12 settembre, quarta giornata, Manchester City Vs Arsenal.
La partita è nervosa sin da subito, i tifosi punzecchiano Adebayor che perde la testa colpendo al volto con una pedata Van persie che si taglia urtando contro i tacchetti.
L’arbitro non vede , i tifosi sì è iniziano ad insultarlo pesantemente finché, in un contropiede, il togolese decide che è tempo di entrare nella storia e nel mio cuore.
Il City parte in contropiede e Adebayor, sigla il 3-1 che chiude parzialmente i conti (quella spettacolare partita terminerà 4-2).
Ma non è per questo che è così importante quel gol. Adebayor è in totale trans agonistica, si volta verso il settore degli spalti dove ci sono i suoi ex tifosi, lo stesso che pochi mesi prima, in quello stesso stadio, lo acclamava.
I tifosi dell’Arsenal sono posizionati esattamente dal lato opposto rispetto alla porta in cui Emmanuel ha siglato la rete, ma questo sembra importargli poco. Li guarda come un leone che sente l ‘odore del sangue, ha lo sguardo spiritato quando si lancia in una corsa rabbiosa di ottanta metri che si conclude con una scivolata in ginocchio sotto il settore dei Gunners, che non invadono il campo solo grazie all’ottimo lavoro del cordone di sicurezza.
In campo gli piove adesso di tutto: sputi ,lattine ,bottiglie, persino una sedia ma Emmanuel rimane li in ginocchio con le braccia aperte, godendo come un pazzo.
Se la vita di Adebayor fosse quel famoso film dell’inizio del racconto, questa sarebbe la fine della prima parte, quella bella, appassionante e da Oscar.
Di lì a poco comincia la seconda, precisamente nel 2010.
Qui è necessario fare un passo indietro e riprendere una di quelle cose che vi avevo consigliato di tenere dal parte :il Togo.
Come ben si può immaginare non capita spesso al paese africano di avere un fuoriclasse nella nazionale, Adebayor ,infatti, è semi venerato da tutti i concittadini.
A 16 anni arriva già l’esordio, a 22 la prima qualificazione mondiale come capocannoniere del girone africano e nello stesso anno la fascia di capitano.
Il Togo è l’unica squadra di cui, Adebayor ,si sia mai realmente interessato e nel 2010 è pronto a capitanarla anche nella coppa d’Africa che si svolge in Angola.
Il pullman con tutta la squadra e delegazione sta varcando il confine tra Congo e Angola, entrando in Cabina, un territorio in lotta per la sua indipendenza dal ’75, quando un nucleo armato del fronte di liberazione spara colpi di mitragliatrice contro il pullman.
È una strage, muoiono l’autista, il vice-allenatore e un addetto stampa mentre i feriti sono nove.
Adebayor è illeso ma profondamente sotto shock, da l’addio alla nazionale qualche mese dopo è quando torna al City non è più lo stesso.
Da quel giorno sembra intendere il calcio non più come un divertimento ma come un lavoro da cui guadagnare il più possibile, per godersi una vita da nababbi in ville extra lusso grandi quanto un campo da gioco.
Il ragazzo che emanava energia si impigrisce e solo il talento straordinario che si ritrova gli permette di rimanere a galla.
Nel Gennaio 2011 va in prestito al Real Madrid con cui vince la coppa del re, unico trofeo in carriera ,e ritorna ad indossare la maglia della Nazionale.
Non viene riscattato e torna al City che lo cede al Tottenham, l’eterna rivale dell’Arsenal, comunque mai banale il nostro Emmanuel.
Il primo anno sembra tornare quello vero, attorniato da giovani promesse l’attaccante offre prestazioni di grandissimo livello arrivando a quota diciassette gol in campionato, molti dei quali alle grandi Inglesi.
L’anno successivo però, il manager degli Spurs, Redknap, viene sostituito dal giovane André Villas Boas che lo utilizza poco e la stagione successiva ancora meno, poi a gennaio il portoghese viene esonerato.
Tim Sherwood gli subentra e rimette Emmanuel in campo, lui ripaga con undici gol in 21 partite, 14 totali.
Pensate sia cambiato? Beh, In una partita chiede al proprio diretto marcatore consigli riguardo i ristoranti nella zona perché la troppa fame non gli avrebbe certamente concesso il lusso di terminare l partita. Fate voi!
Potrebbe essere l’ennesima rinascita di una vita ed una carriera vissuta sulle montagne russe ma Il togolese oltre alla solita pigrizia si mostra estremamente insofferente, ha dei grossi problemi ma nessuno riesce a comprenderne la ragione.
Rilascia interviste strane dove , per il suo scarso rendimento, accusa la madre di avergli fatto una sorta di rito magico nero, detto Juju che bloccherebbe la sua vena realizzativa.
A metà anno Pochettino, nuovo allenatore degli Spurs, lo mette fuori rosa per concedergli la possibilità di risolvere i problemi in famiglia, trapela addirittura una notizia che lo vedrebbe affetto da problemi mentali.
Lui, dal canto suo, scrive la (sua) verità su Facebook, con tre racconti che fanno rabbrividire e che lui dice di aver scritto “perché tutte le famiglie possano imparare da ciò che è accaduto alla sua”.
Si parte dalla morte del padre e del fratello, alle accuse a Kola(il fratello maggiore) di tentato omicidio e furto ai suoi danni passando alla madre che per un motivo o per l’altro lungo tutto il corso della sua carriera gli ha chiesto un sacco di soldi.
Il calciatore parla addirittura di pensieri rivolti al suicidio e di una riunione avvenuta nel 2005 con la famiglia dove tutti i parenti gli vogliono imporre di donare ,ad ognuno di loro, un reddito mensile, un abitazione e i soldi per una attività.
In risposta la famiglia dice che Emmanuel è stato traviato da curatori islamici che ne anno minato al stabilità e la capacità di scelta.
Il teatro dell’assurdo a confronto è logica allo stato puro.
Emmanuel ci riprova , ancora in premier al Crystal Palace nella seconda metà della passata stagione, ma ,a quanto dice l’ex compagno Hangeland, nelle sedute in palestra, mentre i compagni alzano pesi lui sorseggia caffè e mangia muffin.
Va da se che non venga riconfermato, rimanendo svincolato fino a Dicembre dell’anno appena concluso.
il Lione prova a farsi avanti ma visti i termini del contratto accettare significherebbe rinunciare alla coppa d‘Africa del 2017. Adebayor ringrazia e manda a monte l’ultimo contratto buono della carriera ma al cuore non si comanda.
Adebayor rinuncia ai soldi per due settimane di calcio con la maglia del suo paese e poi si accasa al BB. Istambul in Turchia, paese tranquillo ed ideale per lui in questo momento.
Battute a parte, non so dove è diretta la carriera di Adebayor, probabilmente non lo sa neanche lui, certo la sua ne vale dieci di molti altri suoi colleghi e c’è da aspettarsi davvero di tutto.
L’unica cosa che mi sento davvero di dire e che io ho fatto un patto col diavolo e questo giocatore lo aspetterò fino all’ultimo minuto della sua ultima partita. Perché uno come Adebayor non ritornerà mai più  e aspettare uno così non è mai tempo sprecato.

adebayo

Lascia un commento