PETER AND SON

Qualche giorno fa stavo passeggiando sulle rive di un lago vicino al mio piccolo paese quando in un prato di una casa privata ho notato un cane in compagnia del suo cucciolo, incuriosito li ho osservati con maggiore attenzione, mi sono subito reso conto che stava avvenendo qualcosa di speciale, non ho intuito subito la situazione ma continuando a guardare ho capito: il genitore stava insegnando al proprio piccolo gli elementi fondamentali per il proseguimento della sua vita, camminare, correre, procurasi il cibo ed addirittura mangiarlo.

La cosa che più mi ha sorpreso era l’assoluta attenzione del cucciolo che non perdeva mai di vista il genitore ed eseguiva i suoi stessi movimenti in maniera pedissequa arrivando in pochi minuti ad un imitazione precisa al millimetro: stesso passo, stesso portamento, stessa falcata.

Ancora sorpreso dall’ immagine che mi si era presentata davanti torno a casa, faccio alcune ricerche e scopro che la materia che studia questi comportamenti animali si chiama Etologia e che quel tipo di apprendimento viene detto, in gergo tecnico, “per imitazione”.

Tutto molto interessante direte voi ma che centra con il calcio?

Per farla breve, nella mia perversione mentale per questo gioco, mi è balzato subito in mente un esempio etologico umano, lampante e riconducibile al calcio, il protagonista è una delle icone del Leicester dei miracoli, non sono le due macchine da gol Vardy e Mharez, non il recupera palloni Kantè e nemmeno il mastodontico capitan Morgan, sto parlando del portiere Kasper Schmeichel.

Kasper è balzato agli onori negli ultimi due anni, prima da protagonista nella meravigliosa salvezza dello scorso campionato e, nell’anno in corso, per essere uno dei migliori portieri della Premier, oggi a 29 anni può dirsi completo e pronto per il grande salto nella stratosfera dei numeri uno europei.

Che cosa centra tutto questo con l’Etologia?

Semplice, Kasper Schmeichel altro non è che il figlio del celebre Peter, colonna marmorea del Manchester United targato Sir Alex Fergouson nonché uno tra i migliori portieri della storia, la questione non è però puramente di genetica, che è sì un fattore importante nel calcio, ma non determinate, chiedere a Hugo e Lalo Maradona, fratelli “bidoni” del grande Diego, oppure a Jordi Cruijff, figlio di del “profeta del gol” Johan, che pur avendo avuto una dignitosa carriera non ha mai raggiunto le vette himalayane di tecnica e di risultati raggiunte dal padre.

Non solo genetica dicevamo ed allora cosa?

Etologia, sì perché osservando le movenze di Kasper è impossibile non ricordare le prodezze del padre Peter, eseguono gli stessi tipi di intervento nelle medesime situazioni con gli stessi tempi di gioco e di reattività, in alcuni casi le parate sono addirittura sovrapponibili per di più entrambi si sono resi protagonisti in fase offensiva, siglando reti nelle fasi conclusive della partita.

E’ come se Kasper da giovane , osservando il padre, abbia appreso quelle movenze ed attitudini che ora fanno parte del suo bagaglio biomeccanico ed umano e che con il lavoro sul campo abbia proseguito nel suo “apprendimento per imitazione”, non è facile dire se ricalcherà le gesta del padre ma di sicuro è sulla buonissima strada, addirittura i tempi delle due carriere sono quasi coincidenti,  come Peter a 28 anni approdò in maglia “Reds”, dopo delle ottime annate in Danimarca, così Kasper a 29 è salito alla ribalta, dopo anni di gavetta girovagando per tutta l’Inghilterra.

Io sinceramente gli auguro una carriera degna del nome che porta sulla schiena, un nome molto pesante che però non sembra piegare le spalle del questo ragazzotto biondo, alto un metro e novantotto, che sta dimostrando di avere personalità e follia riscontrabili, manco a dirlo, anche nel padre, che gli hanno assicurato un posto di rilievo nel cuore dei tifosi del Leicester che in questo periodo stanno sognando ad occhi aperti anche grazie alle prodezze del portiere danese.

Nonostante ciò ho però la speranza di vederlo un giorno con la maglia dello United addosso, un po’ perché sono un nostalgico e vedere uno Schmeichel difendere la porta dei “Reds” mi riporterebbe indietro in un calcio che non esiste più, un po’ perché penso che alcune storie siano create per andare in un certo modo ed in questo caso non si tratta ne di genetica ne di Etologia, è il semplice , talvolta cinico, destino che certi personaggi speciali portano con loro, nella scritta che si trovano sulla parte alta della schiena.

“ogni volta che ti guardo ,vedo me stesso

sono così orgoglioso di te

perché tu mi hai aiutato a diventare quello che sono” Alain Clark