IL TESTAMENTO DEL GASP: 3-4-3, AUTOREVOLEZZA E CORAGGIO

Gian Piero Gasperini è sicuramente tra gli allenatori del momento, visto che la sua Atalanta sta viaggiando a vele spiegate guadagnandosi il rispetto di tutte le squadre a suon di risultati utili. Non è la prima volta che una squadra del Gasp stupisce in questo modo eppure ci si sorprende ancora, come se gli anni di Genova non fossero bastati ad affermarne il valore, come se bastassero due annate nemmeno cominciate per poter gettare dubbi su un professionista competente e preparato. Eppure, inspiegabilmente, il nostro calcio è in grado di fare anche questo o forse solo questo, insinuare il dubbio anche dove il dubbio non c’è .
È questa l’impressione che si ha, il calcio in Italia sembra impreparato a Gasperini, sembra impreparato alla sua schiettezza , al suo modo di dire le cose, al suo modo di intendere il ruolo di allenatore e, ancora più importante, di intendere il calcio.
Tutto questo perché il suo stile per affrontare avversari, fuori e dentro al campo, è identico: ci si difende aggredendo, non si torna indietro, si guarda sempre in avanti.
Non è facile da digerire uno così; esattamente come non è facile guardare una partita senza capire cosa sta facendo una squadra da lui allenata.
Una confusione organizzata con tagli, sovrapposizioni e pressing che una volta osservata risulta ovvia e quasi geometrica ma che in un primo tempo fa storcere il naso a molti, non perché siano in disaccordo ma semplicemente perché non la comprendono.
Il Gasp è così, ma non lo è sempre stato, soprattutto per quanto riguarda il suo credo calcistico, quel 3-4-3 con cui si è tolto parecchie soddisfazioni ma che è stato anche uno dei motivi per cui non è stato capito a pieno(vedi inter).
Siamo, infatti, a metà anni novanta quando Gasperini, da allenatore delle giovanili della Juventus, compie una scelta che ,come già detto, cambierà radicalmente il suo approccio al calcio.
L’allenatore piemontese si infatua dell’Ajax di Van Gaal e stanco del 4-4-2 di stampo sacchiano, che tutti gli allenatori scimmiottano, decide di concedersi il tentativo di provare il 3-4-3, sarà un successo.
Il modello è molto semplice da spiegare ma non altrettanto da eseguire, la squadra esercita una pressione sulla palla costante e per vie centrali, con interni di centrocampo e difensori, applica una marcatura a uomo senza sosta mentre gli esterni si muovono verso l interno del campo chiudendo le linee di passaggio.
La palla viene recuperata spesso in zona avanzata e dopo un rapido cambio di gioco è possibile colpire la squadra avversaria sul lato debole approfittando della superiorità numerica.
Un meccanismo perfetto, simile a quello di un orologio svizzero dove basta, però, un granello per far incappare gli ingranaggi.
Non solo, non è facilmente comprensibile ed è soggetto a critiche da fuori, in quanto vengono rotti i canoni prestabiliti del nostro calcio e se è vero come è vero, per dirla alla Nereto Rocco, che gli allenatori da lunedì al venerdì sono tutti olandesi, il sabato ci pensano e la domenica tutti dietro e si salvi chi può, la stessa cosa vale anche per i tifosi.
I tifosi, altro capitolo scottante .
Gasperini ha “quella faccia un po’ così, quel l’espressione un po’cosi”, come direbbe Paolo Conte, di quelli che hanno visto Genova e ,facendo una piccola aggiunta, di quelli che il Genoa lo hanno allenato.
Proprio a Genova si rende protagonista di un muro contro muro con i “capi ultras” della gradinata che contestano la squadra in maniera immeritata , addirittura in caso di vittoria.
Gasperini assume un atteggiamento che nei territori ispanici definirebbero da “hombre vertical”, non fa finta di nulla , non lascia correre niente ,anzi, risponde per le rime ed in una conferenza stampa sfonda il muro di omertà e connivenza, facendo nomi e cognomi di chi semplicemente non gli sta lasciando fare il suo lavoro con serenità, nomi e cognomi di chi si definisce “tifoso” e invece non attende altro che una sconfitta della sua squadra per poter salire alla ribalta con la contestazione.
Scoppia il caos , Gasperini sfonda una porta aperta che ,però, a molti conveniva far sembrare chiusa.
Arrivano le denunce da parte dei tifosi chiamati in causa, perde l’appoggio della tifoseria rumorosa ma nel contempo arriva il sostegno di quella più pacata che costituisce la maggioranza e che nel giorno del suo addio gli organizza una manifestazione al Porto Vecchio per convincerlo a restare.
Perché lui ormai lo ha capito fin troppo bene, se ti difendi correndo in avanti hai più facilità nel ripartire e più gente al tuo fianco per darti una mano.
È questo forse infondo il testamento che il Gasp sta lasciando al calcio italiano che lo sta guardando passare, senza voltarsi ad osservarlo per bene.
Si tratta di un progetto a medio lungo termine, un progetto magari utopico ma di una bellezza sfavillante.
Un progetto di calcio in cui gli allenatori allenano con del tempo a disposizione, in cui le squadre giocano un calcio ad alto livello sfruttando i loro punti di forza, un progetto in cui i tifosi tifano e prima di criticare osservano e capiscono e non il contrario come anche quest’anno gli è capitato.
Forse questo progetto non si realizzerà mai e probabilmente conviene troppo a tutti che le cose restino così però in qualsiasi caso, tutti quelli che hanno saputo apprezzare Gasperini potranno dire di aver ammirato un uomo integro e fedele alla sua linea, contro tutto e contro tutti, un uomo capace e innovativo, a tratti rivoluzionario, un uomo di quelli che  rischiano sulla propria pelle per poter affermare le proprie verità.

gasp

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